Lo Hobbit: un piccolo grande gioiello di libro.

Attenzione: questa è una recensione, quindi non faccio spoiler.

In occasione dell’uscita, prevista per il 17 Dicembre 2014, del film Lo Hobbit e la battaglia delle cinque armate, che rappresenta il terzo e ultimo capitolo dell’adattamento cinematografico di Peter Jackson in tre film del libro di Tolkien, mi accingo a recensire il libro da cui è tratto.

Dunque, eccomi qui con Lo hobbit che, a dispetto del film, è un libro solo, anche se denso di avvenimenti.

Pubblicato per la prima volta nel 1937, è il primo romanzo scritto da Tolkien ad essere ambientato nella Terra di Mezzo, e racconta le vicende prequel della celeberrima trilogia del Signore degli Anelli: Bilbo Baggins è ancora un hobbit molto giovane, e la mattina  in cui sta tranquillamente fumando una pipa di legno nel giardino di casa sua, non immagina minimamente che la sua vita possa venire sconvolta da uno stregone e da tredici nani, che gli chiedono di aiutarli a recuperare un tesoro custodito dal crudele drago Smaug, dopo un lungo viaggio pieno di avventure e imprevisti …

La trama è ancora molto semplice e lineare, e per il momento non contiene tutte quelle allegorie al potere supremo di cui invece il Signore degli Anelli è pieno, ma è sicuramente molto densa: pur avendo solo 280 pagine – o almeno così è nell’edizione digitale che ho io – succedono tantissime cose e non ci si annoia mai nella lettura, che procede rapida e scorrevole; i colpi di scena sono numerosissimi e sempre inattesi, e il finale, nonostante il libro sia un prequel ad una vicenda che già sapevo, giunge inaspettato eppure non contrastante con la storia e il carattere dei personaggi. I personaggi stessi sono tanti e ben caratterizzati, e nel loro insieme è facile scegliere chi è antipatico e per chi parteggiare; in più, alcuni evolvono nella vicenda e i nostri sentimenti nei loro confronti si modificano gradualmente, senza brusche sterzate e quasi senza che noi ce ne accorgiamo. Alcuni dei nomi ricorrenti si ritroveranno anche nel Signore degli Anelli: come non ricordarsi di Gollum, ad esempio, oltre che di Gandalf e dello stesso Bilbo Baggins, che ha un livello di caratterizzazione pari a quello di una persona vera, e persino in un dialogo la sua voce è perfettamente riconoscibile.

Lo stile è molto più fluido e semplice rispetto a quello aulico, solenne e forse a volte un po’ pesante del Signore degli Anelli, per il fatto che il pubblico a cui è rivolto il libro è più giovane; ma non per questo motivo è da denigrare, dato che il libro si legge molto rapidamente eppure si gode ogni singola pagina, e la narrazione è chiara e vivace ma non ingenua né tantomeno stupida o di demenziale facilità.

A mio parere, c’è persino una morale nel romanzo, ma è implicita e quindi non emerge la pedanteria che a volte risalta in libri che contengono un insegnamento.

Si tratta, insomma, di un libro meraviglioso, che, in quanto a perfezione letteraria, con un solo libro è ai livelli di Harry Potter, e chi mi legge sa quanto mi piaccia Harry Potter.

Leggetelo, leggetelo, leggetelo; e soprattutto, se non avete ancora visto i film, leggetelo prima dei film: ci sono alcune scene in cui gli attori ripetono le stesse identiche frasi che ci sono nel libro, e questi sono momenti sempre esaltanti per un lettore.