90 giorni di tentazione: le sfumature falsamente più belle.

Questa è una recensione, e quindi è senza spoiler.

90 giorni di tentazione è un libro erotico uscito poche settimane dopo Cinquanta Sfumature, il successo mondiale di E. L. James, e ne costituisce un’alternativa più o meno valida a seconda dei gusti. Ovviamente è un’operazione commerciale dalla prima fino all’ultima pagina, ma è forse la prima che mi capita sottomano ad essere migliore del successo da cui è partita. Vabbé che non ci vuole molto a scrivere un libro migliore delle Sfumature – solo le immagina pervy delle directioners sono peggiori, ed è perché sono sgrammaticate – però almeno è un libro un po’ più sofisticato, anche se non si può certo classificare nella categoria dei bei libri.

I personaggi, oltre a una serie di comparse che servono a far capire che la protagonista non vive solo di sesso, sono essenzialmente due: Geneviève Loften, una donna d’affari bella, ambiziosa, testarda e sicura di sé; e James Sinclair, un uomo d’affari bello, ricco e qualcos’altro che si chiama dimensione psicologica che non sembra assolutamente di rilievo. Se a quel qualcos’altro avevate pensato al pene, vi assicuro che quell’aspetto di James è trattato in modo molto approfondito.
Sono, insomma, due stereotipi che scopano.

Per quanto riguarda la trama, a sua discolpa posso dire solo che perlomeno le intenzioni dell’autrice sono chiarissime: il libro è erotico sin dalla prima pagina, invece di trascinare il lettore fino all’ottavo capitolo di idiozie prima di leggere qualche scena spinta. Le 200 pagine del romanzo raccontano di come Geneviève, responsabile del portafoglio clienti di una piccola azienda, accetti di stipulare un patto molto particolare con Sinclair, ambitissimo cliente: lei gli concederà tre mesi di sesso come lui preferisce e in cambio Sinclair metterà la sua firma nel contratto con la sua azienda. La storia di una prostituta a tempo determinato, in pratica. Il seguito è una serie di serate di sesso che capovolgeranno completamente l’idea di trasgressione che vi siete fatte leggendo 50 sfumature: non passa pagina senza che non ci sia una novità per Geneviève e per noi – nessuna scena di sesso è uguale all’altra – e sembra di essere capitati in un romanzo erotico veramente particolare su questo punto di vista. Per poi essere completamente delusi sul finale, che è quanto di più senza senso possa esistere per un libro così: esce completamente dal tono e dallo stile della storia, e nel contempo è anche banale e scontato. Non so come l’autrice possa aver fatto coesistere in un libro solo due schifezze che apparentemente si contraddicono a vicenda, ma è così.

Lo stile di scrittura è migliore rispetto alle Sfumature, con più subordinate, un lessico più ricercato e meno vocaboli ripetuti. Anche la lunghezza è molto più adatta ad un libro di questo genere: sono solo otto capitoli e la storia è autoconclusiva, così da evitare noia.

Che sia migliore rispetto alle sfumature è vero; e di certo è più leggero e allo stesso tempo più particolare. E’ un libro per rilassarsi e, per quanto mi riguarda, per affinare il senso critico: solo leggendo libri veramente brutti si può capire quanto siano belli i libri veramente belli.